Il bilancio di sostenibilità è una rendicontazione annuale di carattere non finanziario che descrive ed organizza le diverse attività di Corporate Social Responsibility (CSR) di un’azienda. Ma è anche l’esito di un processo, del percorso dell’azienda verso la transizione ecologica e di una crescente sensibilità per i temi legati all’ambiente e alla società che l’azienda porta avanti nel corso del tempo.
Il bilancio di sostenibilità è un documento essenziale per comunicare a stakeholder (istituzioni, cittadini, fornitori, dipendenti e collaboratori) l’operato dell’azienda ed il suo impatto economico, ambientale e sociale in modo chiaro e trasparente, diventando quindi criterio di selezione da parte di investitori, banche e grandi aziende.
La modifica della Direttiva europea sul reporting di sostenibilità (CSRD), approvata dalla Commissione Europea a luglio 2022, amplia la platea delle imprese coinvolte nell’obbligo di rendicontazione di sostenibilità dall’anno 2025, alle società/gruppi che rispondano ad almeno due dei seguenti requisiti:
- Dipendenti superiori a 250
- Fatturato superiore a 40 ml €
- Attivo Stato Patrimoniale superiore a 20 ml €
In Italia le aziende soggette a questo obbligo passeranno dalle attuali 200 a circa 4/5.000.
AL momento attuale lo standard più diffuso per la redazione del Bilancio di Sostenibilità a livello mondiale è il GRI (Global Reporting Initiative), che è stato sostituito, a partire dal 30 giugno 2023, dai nuovi European Sustainability Reporting Standards (ESRS), come emanato dalla nuova direttiva europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).
Le novità riguardano 3 punti principali: doppia materialità, assurance e catena del valore.
1. Doppia materialità: le aziende devono rendicontare su come i problemi di sostenibilità influenzino la loro attività e come impattano, dall’altra parte, anche sulle persone e sull’ambiente.
2. Assurance: al fine di rendere la rendicontazione più affidabile, rigorosa e autorevole, viene introdotto un sistema di controllo e auditing che prevede la validazione dei risultati da parte di un ente esterno.
3. Catena del valore: la rendicontazione di sostenibilità dovrà avere un perimetro che coincida con quello del bilancio di esercizio: questo significa che andrà obbligatoriamente esteso a tutta la catena del valore, sia a monte che a valle.
Il report sulla sostenibilità fornisce informazioni sul contributo allo sviluppo sostenibile dell’organizzazione, consentendo la rendicontazione degli impatti economici, ambientali e sociali.
L’acronimo ESG si concretizza in un insieme di criteri a cui si devono ispirare le azioni in termini di sostenibilità di un’azienda:
- “E” di Environment Sustainability: sono criteri ambientali e valutano come un’azienda si comporta nei confronti dell’ambiente.
- “S” di Social Sustainability: sono criteri relativi all’impatto sociale ed esaminano l’impatto e la relazione dell’azienda con il territorio, con le persone, con i dipendenti, i fornitori, i clienti e in generale con le comunità con cui è in relazione.
- “G” di Governance (Economic Sustainability): riguarda i temi di una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici.
I criteri ESG sono importanti perché consentono di ricondurre a criteri di misurazione oggettivi e condivisi anche le attività ambientali, sociali e di governance. I criteri ESG assumono quindi la forma di una sorta di punteggio di credito sociale in cui tutte e tre le categorie vengono utilizzate per illustrare la quantità di rischio di un’azienda per gli investitori.
I Sustainable Development Goals (SDGs) sono gli obiettivi per il 2030 concordati dagli Stati membri delle Nazioni Unite nell’ambito dell’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata a settembre 2015.
Gli obiettivi sono 17 e sono articolati in 169 traguardi. Lo scopo è affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e ridurre qualunque forma di povertà o disuguaglianza, garantendo la sostenibilità economica, ambientale e sociale delle comunità umane nel lungo periodo.
Gli SDGs sono ufficialmente entrati in vigore il 1° gennaio 2016 e, sebbene non siano legalmente vincolanti, rappresentano una fonte di ispirazione per i programmi e le politiche pubbliche di tutti i Paesi, a prescindere dal livello di sviluppo. Gli SDGs sono anche un punto di riferimento per gli investitori SRI (Investimento Socialmente Responsabile), i quali possono identificare ex-ante e misurare ex-post l’impatto dei propri investimenti in base ai singoli obiettivi.
Per “cambiamenti climatici” si intendono le oscillazioni a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici. Questi cambiamenti possono avvenire in maniera naturale, ad esempio tramite variazioni del ciclo solare. Tuttavia, a partire dal XIX secolo, le attività umane sono state il fattore principale all’origine dei cambiamenti climatici, imputabili essenzialmente alla combustione di combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas.
I cambiamenti climatici sono in parte causati dall’uomo e dal suo modo di produrre e consumare energia. In Italia, ad esempio, le fonti fossili utilizzate per soddisfare i fabbisogni di energia elettrica e termica, come carbone, petrolio e gas, sono responsabili del 24% delle emissioni climalteranti. A queste si aggiungono quelle generate dai trasporti 24%, quelle legate al settore residenziale e commerciale 17%, quelle del settore industriale 11% ed agricolo 9%.
L’Accordo sul clima di Parigi è il documento sottoscritto dai 195 Paesi che hanno partecipato nel 2015 alla COP21 (Ventunesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite). Esso tratta il tema della “gestione sostenibile delle risorse naturali” (art. 7) e di tecnologie (sostenibili) in grado "di migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas ad effetto serra”.
L’Accordo di Parigi ha come obiettivo principale quello di mantenere al di sotto dei 2 gradi centigradi la crescita della temperatura media globale sulla superficie delle terre emerse e degli oceani entro la fine del secolo.
Whistleblowing è il termine inglese che deriva dall’espressione metaforica "to blow the whistle" (interrompere qualcosa bruscamente); è lo strumento che consente di segnalare comportamenti illeciti, anche presunti, che possano tradursi in frodi o che rappresentino un rischio di danno nei confronti di colleghi e di azionisti o che costituiscano atti di natura lesiva o illecita degli interessi e della reputazione stessa dell’azienda.
L’impronta di carbonio è l’insieme delle emissioni dei gas a effetto serra immesse nell’atmosfera dalle attività umane, ossia la quantità totale dei gas climalteranti prodotti da un soggetto o un’entità (persone, imprese, enti pubblici, processi, prodotti, eventi, nazioni, continenti, popolazione globale).
Calcolare la carbon footprint è il primo passo per individuare le strategie per ridurre le emissioni di carbonio. Ridurre le emissioni implica un percorso di aggiornamento tecnologico della propria organizzazione e l’attuazione di interventi di risparmio energetico che influiscono positivamente anche sul bilancio aziendale.
L’anidride carbonica ha degli effetti considerevoli sul pianeta, in quanto l’elevata concentrazione in atmosfera di gas serra contribuisce al riscaldamento globale accelerando l’aumento della temperatura terrestre. Questa condizione è la principale causa del cambiamento climatico, con una serie di conseguenze come l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi, l’acidificazione degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare.
Greenwashing è un neologismo inglese che indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo ambientale. Si tratta di una strategia di comunicazione adottata da imprese, organizzazioni o istituzioni politiche che comunicano un impegno e un attaccamento alle politiche ambientali che in realtà non esiste.